Premettendo che, come in ogni dibattito che si rispetti, c’è del vero in entrambi I punti di vista, mi sento di sostenere la tesi della conversazione come metodo sufficiente all’apprendimento di una lingua.
La ragione primaria a sostegno di questa mia tesi è che per me è stato proprio cosi.
Quando nel lontano 2013 decisi di andare in Inghilterra, con l’idea di fermarmi solo un paio di mesi per migliorare la lingua, il mio inglese era piuttosto base.
Certo, avevo studiato inglese a scuola e poi avevo avuto occasione di parlarlo in uno dei miei primi lavori ma, in tutta sincerità, questi aspetti non mi resero in grado di cavarmela nella quotidianità della vita inglese all’inizio della mia avventura.
Ho sempre avuto la sensazione che una lingua imparata sui libri fosse sempre in parte “morta”, in un certo qual senso.
Sicuramente l’inglese scolastico, nonostante validi insegnanti e qualche laboratorio con docenti madrelingua, non mi fu di molto aiuto nei miei primi mesi in Inghilterra.
Non ero pronta all’accento, allo slang, ai modi di dire e alla velocità con cui parlavano I madrelingua inglesi.
E? stata davvero dura e ho vissuto momenti decisamente sconfortanti, ma poi pian piano, senza neanche accorgermene, l’essere esposta alla lingua in maniera così intensa mi ha gradualmente abituato e qualche anno dopo, solo grazie alla conversazione e all’ascolto di persone attorno a me, ho raggiunto un discreto livello di inglese che spesso lasciava sbalorditi gli inglesi stessi.
Con questo non voglio affermare che la grammatica e lo studio di una lingua non siano importanti (lungi da me!), ma ritengo siano caratteristiche che vadano affrontate una volta che si ha un’ottima conoscenza della lingua in maniera tale da esser consapevoli delle regole e dei tempi verbali che vengono usati e allo stesso tempo non venir scoraggiati e confusi dalla complessità dei principi sintattici che potrebbero inibire la volontà e il piacere di imparare una nuova lingua!
Francesca Borghetti
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